Vi siete mai chiesti come deve essersi sposarsi in un’altra cultura?
Vi è mai capitato di vedere immagini dei coloratissimi matrimoni indiani, o di un tradizionale matrimonio giapponese?
Sebbene il rito shintoista non sia affatto antico come potremmo pensare, è senza dubbio una tradizione ricca di fascino e tuttora molto amata in Giappone.
C’è da dire che, col passare del tempo, sempre più giovani coppie scelgono di celebrare un matrimonio in stile “occidentale”.
Un matrimonio shintoista
La cerimonia nuziale shintoista è chiamata “Shinzenshiki”, ovvero “Cerimonia davanti agli dèi”, e i momenti dell’anno considerati propizi sono la primavera e l’autunno.
Prima del rito, gli sposi organizzano una cena di fidanzamento, in cui riceveranno dai parenti alcuni oggetti con significati particolari.
Fra i vari regali, la sposa riceverà un obi, simbolo della virtù femminile. Lo sposo, invece, un hakama, simbolo di fedeltà.
Diversamente dalla nostra tipica celebrazione religiosa, il rito nel santuario shintoista avviene alla sola presenza dei famigliari più stretti. Non mancherà, a seguire, un ricevimento, durante il quale gli sposi potranno festeggiare con tutti gli amici e i conoscenti.
Abiti esotici e misteriosi
Tra gli aspetti che più ci affascinano delle culture lontane dalla nostra, c’è sicuramente la scelta dei caratteristici abiti tradizionali.
La sposa giapponese può scegliere di indossare lo shiromuku, il tradizionale abito bianco, oppure un kimono colorato detto irouchikake. Nel primo caso, sopra l’acconciatura porterà un copricapo di seta bianca, spesso dalla caratteristica forma a luna piena.
Ironicamente, questo copricapo servirebbe a nascondere le “corna” della donna, che la cultura giapponese anticamente le attribuiva.
Lo sposo indossa invece un hakama, un kimono con una sorta di gonna pantalone, e un soprabito, detto haori, molto elegante.
I colori tradizionali per lo sposo sarebbero nelle tinte scure, ma oggi vengono scelti anche colori quali il bianco, il blu o il grigio.
La cerimonia del rito shintoista
La cerimonia vera e propria inizia con una piccola processione fuori al santuario: i parenti più stretti seguono gli sposi, oltrepassando le porte torii, ed eseguendo una prima purificazione con delle abluzioni rituali.
Il sacerdote guida quindi tutti all’interno della sala che ospiterà il rito, e compie una seconda purificazione per mezzo dei rami di camelia giapponese.
Dopo una parte dedicata alla preghiera e alle invocazioni agli dèi, gli sposi eseguono il cerimoniale del “San-san-ku do”.
Si scambiano cioè per tre volte del sakè, che entrambi devono bere, per sancire definitivamente la loro unione. A questo punto la coppia è realmente sposata, e termina la cerimonia con lo scambio degli anelli, e il giuramento di fedeltà.
Anche i genitori degli sposi, per celebrare l’unione delle rispettive famiglie, imiteranno il gesto di scambiarsi il sakè. Infine, prima di lasciare il santuario, gli sposi offriranno dei rametti di sempreverde agli dèi.
Può facilmente accadere che i festeggiamenti si concludano con una danza rituale delle sacerdotesse miko, giovani fanciulle che prestano servizio nei templi shintoisti.
Il ricevimento e i festeggiamenti
Bene, a questo punto la cerimonia nuziale si è conclusa, e gli sposi e i parenti raggiungono il luogo dove si svolgerà il ricevimento, e dove potranno festeggiare con tutti i loro amici riuniti.
In maniera molto simile, cioè, a come avviene durante i nostri ricevimenti.
Immaginiamo il fascino degli abiti colorati e tradizionali giapponesi, in una sala esotica decorata e ravvivata dalla musica…
I festeggiamenti vedranno sfilare sia abiti eleganti e moderni, che i bellissimi kimono che noi in Occidente tanto invidiamo.
Speriamo di essere riuscite a trasmettervi la nostra passione per il mondo variegato delle cerimonie del mondo, che continueremo ad approfondire nei prossimi articoli.
E soprattutto ci auguriamo che abbiate potuto godere, per un momento, della bellezza e del significato di un tradizionale matrimonio giapponese.